Una figlia che è fatta d’aria. Una madre che ha paura di volare via. Cos’è la vita?

“Come d’aria” è la storia di una bambina, Daria, che nasce con una grave disabilità e della sua mamma, Ada, che a cinquant’anni scopre di avere un tumore. È un libro di una straordinaria bellezza e durezza. Nella trama. Nella scrittura. Nei pensieri. Nelle parole. Non è facile da leggere. E nemmeno da digerire. Sono pagine rarefatte di dolore profondo, autentico. Ogni aggettivo, ogni sostantivo non è mai buttato lì per caso, ma è stato ingurgitato, attraversato, masticato, smontato, lasciato fermentare sul proprio corpo, ricomposto e poi restituito in una forma che è potente e prepotente allo tempo stesso. Che chiede di essere ascoltata e rispettata.

Difficile da leggere e da digerire, perché intriso di dolore e di dolcezza. C’è la luce e grazia. Speranza, a tratti. Non ci sono però dogmatismi. Nemmeno quando Ada si domanda che senso abbia la vita di sua figlia. O quando ammette: «Se voglio guarire tu non puoi più essere il mio centro, ma a che prezzo?»

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