Parla l’ingegnere italiano che lavora in Antartide: “Le stelle, le uniche amiche per noi che lavoriamo a 90 gradi sotto zero”

Marco Buttu si trova da nove mesi nella stazione Concordia: “Qui c’è il ghiaccio più antico del mondo. Studiamo l’atmosfera degli ultimi 800mila anni. Per rilassarci andiamo nell’orto sintetico”

L’Antartide è il continente degli estremi. È il più freddo, il più ventoso, il meno popolato. E il meno inquinato. Marco Buttu, 46 anni, di Gavoi, nel Nuorese, da quasi nove mesi lavora, a 80 gradi sotto zero, nella Concordia, una delle tre stazioni permanenti nel centro dell’Antartide, continente quasi interamente coperto da ghiaccio e neve.

Ingegnere, come è vivere lì?

«C’è meno ossigeno del normale, molta aria secca, nessuna forma di vita. Ora è inverno ed è buio: a maggio è iniziata la notte lunga 100 giorni. La prossima alba sarà il 10 agosto».

Perché si trova in Antartide?

«Da venti anni qui si svolgono le spedizioni invernali del Programma nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), finanziato da ministero dell’Università e gestito da Cnr, e dell’Istituto polare francese. E questa è la mia terza spedizione. Studiamo la fisica dell’atmosfera, il geomagnetismo, la sismologia, e l’astronomia e la glaciologia. Non esiste altro posto al mondo con del ghiaccio così vecchio e, grazie al progetto Epica, siamo riusciti ad analizzare la composizione atmosferica degli ultimi 800mila anni».